Da diverso tempo, il tema della “Colpa Grave” sta catturando in modo sempre più rilevante l’attenzione degli operatori del SSN ed in particolare del comparto suscitando in alcuni casi un comprensibile interesse ed allarme.
Risulta pertanto utile riepilogare brevemente come viene attivato e come si sviluppa un procedimento di rivalsa per colpa grave, sulla base della legislazione vigente, della giurisprudenza e della contrattualistica di settore.
A tal proposito è bene ricordare che il giudizio che si instaura avanti alla Corte dei Conti è volto all’eventuale rimborso, da parte del professionista sanitario condannato per “colpa grave” del “danno erariale” cagionato e cioè della parte del rimborso al terzo danneggiato (a titolo di risarcimento del danno) sostenuta dalla pubblica amministrazione: chiaramente, se l’Ente ha in corso una copertura assicurativa e questa risponde, la sola franchigia è a carico dell’Ente stesso. Il Magistrato della Corte dei Conti gode inoltre del cosiddetto “potere riduttivo” ovvero della facoltà di imporre al medico un pagamento inferiore all’intero risarcimento corrisposto al terzo con denaro pubblico.
Tutti questi elementi devono essere tenuti in considerazione per poter svolgere la propria professione con la dovuta attenzione, ma al contempo con la consapevolezza dei profili di responsabilità incombenti sul professionista sanitario dipendente pubblico e sulla procedura di attivazione della rivalsa per colpa grave nei suoi confronti.
E se l’Ente presso cui svolgo la mia attività non ha più una copertura assicurativa?
Dal punto di vista delle responsabilità nulla cambia: ciò che potrebbe variare è la somma pagata direttamente dalla struttura al terzo, non più limitata alla sola franchigia di polizza. La copertura assicurativa – va ricordato – è un trasferimento di rischio e non di responsabilità, che sono stabilite dal complesso di norme, regolamenti, contratti e giurisprudenza vigenti.
Per tali ragioni, l’esigenza di avere una polizza assicurativa ampia – come quella offerta dalla nostra associazione – è ancora più marcata, ma non solo perché ci sia un rischio maggiore di essere condannati ad un risarcimento, ma perché, in caso di condanna per “colpa grave”, l’importo da versare potrebbe ragionevolmente essere maggiore e quindi più difficilmente sostenibile col ricorso al proprio patrimonio personale.
Ma cos’è di preciso la “colpa grave”?
In estrema sintesi, per tale si intende la “grave negligenza, imperizia o imprudenza”: sarà la Corte dei Conti che, sulla base degli elementi a propria disposizione, delle perizie e del lavoro degli avvocati ne stabilirà, caso per caso, la sussistenza.
Va aggiunto, a conclusione di questo commento, che secondo l’interpretazione giurisprudenziale maggioritaria in caso di accertamento di “negligenza” quasi automaticamente andrebbe sancita la “colpa grave”.